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Future of Food, gli scenari prospettati sono già diventati realtà per imprese e consumatori

Nutrizione personalizzata, sostenibilità, industria 4.0 e nuovi ecosistemi sono i quattro elementi chiave collegati tra loro che stanno riscrivendo le regole del gioco nel settore del Food. Resilienza e reattività costituiscono le direttrici principali su cui improntare il viaggio nonché le vere doti delle aziende lungimiranti. I cambiamenti repentini descritti negli ultimi mesi, richiedono alle imprese del mondo Consumer di continuare a investire, tra fisico e digitale, innovando il proprio modello di business per non perdere competitività. Tutto questo non può avvenire in ottica di un avanzamento tecnologico fine a sé stesso, bensì deve puntare a considerare il valore che può generare a beneficio delle persone, delle imprese della filiera e all’ambiente, innescando un circolo virtuoso in cui il purpose aziendale verrà a sua volta premiato dalla fiducia dei consumatori. In un contesto come quello del Food, si può trovare spazio per soluzioni avanzate in cui la tecnologia rappresenta il mezzo per ottenere una qualità eccellente e per far convergere visioni imprenditoriali orientate alla sostenibilità e all’attrazione dei giovani talenti.

La sostenibilità e l’attenzione al cambiamento climatico giocheranno un ruolo chiave. Già nel 2020, a fronte di un maggiore impegno di produzione e distribuzione da parte delle imprese, i consumatori si sono dimostrati più sensibili a un’offerta a impatto ridotto: il numero totale di prodotti a etichetta green rappresentano il 22% del totale a scaffale e pesano per il 26,2% del giro d’affari, segnando un +7,6% rispetto all’anno precedente, come raccontano i dati raccolti dall’Osservatorio Immagino 2021. Una spesa consapevole, attenta all’ambiente tanto quanto alla salute e al benessere delle persone, si prevede continuerà a orientare i consumi nel prossimo futuro, riservando una preferenza per le attività che non richiedono interazioni sociali, come lavorare e cucinare a casa o usufruire della consegna a domicilio, a discapito di attività in presenza, come andare al ristorante o viaggiare. In più, anche nel comparto petfood sta crescendo l’interesse per trend già affermati nel campo dell’alimentazione umana, come quello dei superfood: ingredienti naturali ricchi di proprietà nutritive con l’obiettivo di proporre soluzioni mirate con una grande attenzione per le diverse fasi della vita e le esigenze fisiologiche di ogni pet.

Queste tendenze sono strettamente collegate alle nuove necessità degli operatori del foodservice, chiamati ad anticipare la domanda e ad adattarsi per rispondere al meglio alle nuove esigenze attraverso la propria offerta, tramite l’ascolto dei bisogni dei consumatori e l’innovazione del business model (per esempio digitalizzando l’esperienza in negozio e abilitando il delivery). Innovare vuol dire affrontare l’evoluzione prospettica della domanda di mercato, orientata verso nuovi orizzonti come emerso dal Deloitte Global State of the Consumer Tracker. Le rilevazioni mostrano che nel medio termine, i pattern di spesa saranno ancora orientati verso un maggiore consumo a casa, testimoniato da una maggiore intenzione di acquistare prodotti alimentari freschi e cucinare a casa, a discapito dell’out-of-home. Cucinare di più a casa e mangiare meno al ristorante è uno schema consolidato anche a livello italiano: lo conferma circa il 55% dei consumatori nel nostro Paese, ritenendo che in seguito alla pandemia sarà ai fornelli più di quanto facesse prima, mentre solo il 4% ritiene che questa attività si ridurrà, segnando quindi una crescita netta del +51% dal pre al post Covid (50% media internazionale). Parallelamente, andare al ristorante è un’attività che il 12% degli italiani vorrebbe riprendere in maggior misura una volta che la crisi sanitaria si sarà risolta. Tuttavia, il numero di chi pensa di ridurre la frequenza (40%) pesa sulle previsioni per il prossimo futuro, portando le stime dei consumi fuori casa in Italia a un -28% (-25% media internazionale): “Tra le motivazioni sottese a questo cambiamento, pesano il clima di incertezza economica, che ha spinto i consumatori italiani a risparmiare e posticipare le spese più onerose, tanto quanto le abitudini consolidate nel corso della pandemia, come la comodità della consegna a domicilio, l’attenzione verso la cura della salute e benessere e la preferenza per i prodotti locali”. Tutti elementi che – almeno nel breve periodo - spostano l’ago della bilancia verso i consumi a casa, a conferma ulteriore che gli scenari a cui le imprese si preparavano negli ultimi mesi stanno già diventando realtà. Non mancano, tuttavia, alcuni segnali contrastanti. Sebbene la direzione salutista dei consumi risulti piuttosto marcata, ad esempio, negli ultimi mesi sono aumentati gli acquisti di pesce, aperitivi e bollicine, beni “da ristorante” che vanno in parte a compensare gli acquisti fuori casa. Ciò indica che stiamo vivendo un periodo di aggiustamento alla rinnovata normalità, in cui coesistono segnali contrastanti che richiedono alle imprese di continuare ad ascoltare i consumatori e innovare per intercettare i cambiamenti in questa fase di assestamento.