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Solo il 26,6% degli studenti universitari in Europa sceglie di studiare STEM. Il 15% delle studentesse universitarie è iscritto a percorsi educativi STEM, dato che scende significativamente in ambito ICT (solo l’1,9%). Chi investe sulla formazione STEM registra una soddisfazione leggermente superiore a chi non ha seguito percorsi STEM (59% STEM e 56% non STEM) e, in oltre la metà dei casi (60%), è stato orientato dalla famiglia nella propria scelta. Inoltre, i lavoratori STEM sono più aperti ai percorsi di educazione informale e in quasi i due terzi dei casi (63%) continuano a investire nella propria formazione.
Chi possiede competenze STEM è più fiducioso della media sulle proprie prospettive lavorative ed economiche: un ottimismo giustificato dal fatto che le competenze più ricercate dalle aziende europee oggi sono riferibili all’ambito dell’ingegneria, seguite da scienza e tecnologia. Consapevoli dei continui mutamenti nel mondo del lavoro, più di 7 intervistati su 10 prevedono di attuare un qualche tipo di cambiamento lavorativo entro tre anni (datore di lavoro, mansione, ruolo, ecc.), con un dato più elevato per chi lavora in ambito STEM (79%). Elevato anche l’interesse per il lavoro all’estero: lo considera come probabile o molto probabile il 31% dei lavoratori intervistati e il 35% tra gli STEM.
Le discriminazioni di genere continuano a essere presenti in ambito STEM: il 69% dei lavoratori STEM riferisce di avere assistito a episodi di discriminazione verso le donne e il 55% delle lavoratrici STEM dichiara di averli subiti. Quanto alle cause, il 49% degli studenti STEM e il 51% dei lavoratori STEM è convinto che i retaggi culturali riflessi nella divisione di genere del lavoro sia il principale motivo delle persistenti discriminazioni. Mentre per il 39% delle grandi aziende la ragione risiede principalmente nei retaggi riflessi in ambito familiare. L’esclusione delle donne dai percorsi di studi e di carriera STEM incide negativamente su competitività e crescita delle imprese e quindi dell’economia nel suo complesso: ne è convinto il 56% dei lavoratori, percentuale che sale al 62% se si considerano i soli lavoratori STEM.
Molti potenziali studenti STEM sono scoraggiati dall’intraprendere percorsi tecnico-scientifici poiché ritenuti troppo specialistici. Favorire percorsi di studio interdisciplinari, invece, potrebbe favorire l’aumento degli immatricolati STEM, con benefici non solo per la soddisfazione degli studenti, ma anche delle imprese, secondo le quali un bagaglio multidisciplinare è oggi fondamentale per adattarsi ai continui cambiamenti socio-economici in corso. Innovazioni come l’IA, secondo il 65% delle imprese, faranno aumentare la domanda delle STEM. Quasi 9 giovani europei su 10, inoltre, pensano che le competenze STEM avranno un ruolo decisivo per guidare la “Green Transition”.
Le competenze STEM saranno sempre più centrali per sostenere le transizioni multiple del nostro tempo (ambientale, energetica, digitale, sociale e demografica) e per ripensare le modalità con cui viviamo, lavoriamo, produciamo, consumiamo. In un contesto di importanti mutamenti strutturali del mercato del lavoro e dei trend demografici, aziende e Pubbliche Amministrazioni europee, a ogni livello, sono chiamate ad attrezzarsi con nuove competenze e ad attivare strategie per affrontare e guidare il cambiamento.
Attraverso il presente Osservatorio, Deloitte rinnova l’invito a Istituzioni, aziende, università, rappresentanze di studenti e genitori e terzo Settore a collaborare per promuovere la formazione e l’acquisizione di competenze STEM.
Di seguito vengono proposte alla discussione alcune possibili leve d’azione.
Per ulteriori informazioni contattaci al seguente indirizzo e-mail: publicpolicyprogram@deloitte.it.