Il regolamento UE sulle sovvenzioni estere cambierà la vita dei grandi gruppi multinazionali Extra-Ue, ma anche di quelli UE perché l’applicazione di questa normativa con tutti gli effetti che ne derivano, non sono fattispecie così remote.
Il suddetto Regolamento è stato introdotto per contrastare le distorsioni causate delle sovvenzioni estere. Gli aiuti statali esteri alle imprese, infatti, possono avere effetti distorsivi sul mercato unico: le aziende sovvenzionate dalle autorità straniere possono oggettivamente ottenere un vantaggio finanziario rispetto ai loro concorrenti dell'UE e avvantaggiarsene nelle procedure di appalto pubblico o nelle acquisizioni di altre imprese, facendo concorrenza sleale alle imprese dell'Unione sul mercato interno, che, invece, non hanno accesso a sovvenzioni comparabili dovendo essere compliant alla normativa UE sugli aiuti di Stato.
Per tale ragione, la Commissione ha introdotto un regolamento che le conferisce il potere di indagare sugli aiuti concessi dalle autorità pubbliche di un Paese terzo a favore di imprese operanti nell'UE e di rimediare ai loro effetti distorsivi. In particolare, sono previste delle soglie al di sopra delle quali le società che intendono acquisire un'altra società o partecipare a gare pubbliche d'appalto sono obbligate a notificare alla Commissione le sovvenzioni ricevute dall'estero, avendo quest’ultima poi la possibilità di effettuare un “bilanciamento” nel caso in cui effettivamente siano riscontrati effetti distorsivi, tramite misure compensative.
Molti Paesi extra-UE offrono strutturalmente consistenti incentivi per stimolare ed attrarre investimenti e, a seguito della crisi causata dalla pandemia da Covid-19 e del conflitto Russia-Ucraina, sono state introdotte ulteriori rilevanti misure incentivanti per stimolare l’economia e far ripartire la crescita.
Gli USA, ad esempio, hanno introdotto l’Inflation Reduction Act (IRA), che consiste in un programma di trasformazione dell’economia e di creazione di supply chain verdi, costruito intorno ai crediti d’imposta. L’IRA, effettivamente, ha il potenziale di attrarre grandi investimenti in tecnologie verdi, ponendo l’UE di fronte ad una grande sfida. Anche la Cina ha lanciato la sua ambiziosa strategia industriale Made in China 2025, con il progetto di diventare una superpotenza industriale.
L’Unione Europea, invece, è maggiormente focalizzata sulla regolamentazione dei prezzi dei combustibili fossili e sugli incentivi all’innovazione e non dispone di strumenti incentivanti per rispondere all’approccio aggressivo degli USA e delle altre super potenze extra UE. Effettivamente mentre l’UE pone enfasi sul rendere la produzione a base di combustibili fossili più costosa, gli USA stanno rendendo la produzione a zero emissioni più economica.
Nonostante questo, l’UE, ha comunque risposto al nuovo programma americano, presentando il 1° febbraio 2023 il Green Deal Industrial Plan (GDIP). Il Piano mira a sviluppare catene del valore verdi per rafforzare la base industriale da cui dipende la prosperità europea. Tra gli obiettivi principali del programma vi sono quelli di aumentare lo sviluppo tecnologico e la produzione e installazione di prodotti a zero emissioni e di ridurre la dipendenza da catene di approvvigionamento critiche, soprattutto per quelle energetiche. Nonostante i suoi apprezzabili obiettivi, però, la complessità del Green Deal Industrial Plan, non è sufficiente per competere con la generosità e la semplicità dell’IRA, rendendo difficile la comprensione delle sue misure per le imprese.
Il regolamento UE sulle sovvenzioni estere è quindi sicuramente molto complesso e prevede che i gruppi Multinazionali UE ed extra-UE dovranno comunicare le sovvenzioni extra-UE ricevute per cui dovranno disporre di un sistema di track & tracing per monitorare a livello globale gli aiuti extra-UE ottenuti.