In uno scenario economico sempre più incerto e complesso, qual è il sentiment dei Chief Financial Officer (CFO) delle principali aziende italiane? Dalla European CFO Survey di Deloitte, giunta alla sua 21ª edizione, emerge un quadro molto attuale sul percepito delle nostre imprese. Coinvolgendo oltre 1500 dirigenti finanziari di 14 Paesi, l’indagine rivela anzitutto un peggioramento diffuso dell’ottimismo rispetto all’autunno scorso, con un tratto ancora più marcato per i CFO italiani: se da un lato la maggioranza (59%) mantiene un outlook neutrale, dall’altro 1 su 4 esprime una visione “meno ottimistica” sulle prospettive finanziarie.
I conflitti in corso, le politiche protezionistiche e le conseguenti tensioni commerciali stanno delineando una nuova forma di normalità e alimentando una maggiore consapevolezza sui rischi geopolitici da parte dei responsabili della pianificazione finanziaria. Si pensi, ad esempio, alla riduzione del Pil e alla contrazione di una domanda frenata dall’introduzione di nuovi dazi, oppure alla dinamica dei prezzi delle materie prime (energetiche e non).
Non a caso, tra i principali rischi percepiti, si registra in primis una marcata preoccupazione per la stagnazione della crescita economica (63%) e per le conseguenze dei crescenti rischi geopolitici (58%), seguita dall’incremento generale dei costi (51%). La recente revisione al ribasso delle previsioni di crescita globale da parte del Fondo Monetario Internazionale, unitamente alle proiezioni al ribasso per l’Italia, sottolineano la gravità della situazione macroeconomica. Tutto ciò si traduce in due terzi dei CFO italiani che prevedono un maggiore livello di incertezza (67%), mentre solo un quinto si definisce propenso ad assumere maggiori rischi (20%, con una riduzione di 10 punti percentuali rispetto all’autunno scorso).
Al tempo stesso, questa marcata prudenza in termini di investimenti e fiducia finanziaria è però bilanciata da segnali positivi sui margini e sull’occupazione. Nonostante il clima incerto, infatti, la maggioranza dei CFO italiani prevede una crescita dei ricavi nei prossimi 12 mesi (54%). Leggermente più cauto – ma comunque particolarmente sentito dai direttori finanziari italiani – il giudizio sui margini operativi (47%) e sulla crescita del personale (41%). L’aumento degli investimenti in capitale (CAPEX) appare invece contenuto (34%), mentre la maggior parte delle imprese prevede una sostanziale stabilità degli stessi (44%).
Tutte queste considerazioni si riflettono in una serie di chiare priorità strategiche. I CFO italiani puntano anzitutto alla riduzione e ottimizzazione dei costi (39%) per alleviare la pressione sui margini, mantenendo al contempo la capacità di investire nell’innovazione e nella trasformazione digitale della propria impresa (34%). Alla luce della sempre maggiore importanza per le aziende dei nuovi sviluppi tecnologici, tuttavia, è importante che le imprese si assicurino che gli investimenti siano guidati da una chiara strategia di business, con un approccio focalizzato sui risultati e benefici previsti.
Infine, le realtà del nostro Paese ambiscono alla crescita organica (30%), quale fattore chiave dei piani di creazione del valore aziendale. Nel contesto attuale, appare invece decisamente meno attrattivo l’aumento dimensionale tramite operazioni di M&A (22%), a testimonianza di un clima di generale cautela che permea anche le strategie espansive, cercando di investire su una crescita più organica e consolidata.