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Francesco Miceli

Alimentazione, benessere e sostenibilità: piccole attenzioni che possono fare la differenza

Sono Francesco, Senior Consultant di Deloitte Digital, ho 32 anni, vivo a Milano e sono diventato di recente Climate Champion con l’intento di poter dare il mio contributo sui temi della sostenibilità ambientale.

Che l’alimentazione sia una parte fondamentale della nostra vita quotidiana, è un’affermazione lapalissiana. Tuttavia, spesso diamo per scontate le nostre abitudini alimentari, prestando scarsa attenzione a fattori quali i valori nutrizionali degli alimenti o l’impatto che le nostre scelte possono avere sull’ambiente.

L’industria alimentare è una delle principali fonti di emissioni di gas serra: in particolare, la produzione di carne è responsabile di una quota significativa di queste emissioni.

Per fare un esempio pratico, comparando lo stesso quantitativo di proteine, la carne bovina emette emissioni 90 volte superiori (pari a 35 kgCO2eq) rispetto a proteine di piselli, che emettono soltanto 0,4 kgCO2eq. Tra i cibi ad alto contenuto proteico, la carne bovina produce infatti la più alta fonte di emissioni di gas serra, seguita da carne di agnello e gamberetti di allevamento.

L’allevamento intensivo di animali richiede grandi quantità di risorse, tra cui acqua, terra e cibo, e produce una quantità sproporzionata di gas serra. Inoltre, l’agricoltura intensiva può portare a deforestazione, alla perdita di biodiversità e all’inquinamento delle acque. Queste, sono tutte informazioni che sicuramente abbiamo già recepito e difficilmente giungono nuove alle nostre orecchie.

Personalmente ho attuato un cambio di prospettiva modificando le mie abitudini alimentari, non (almeno non solo) per dei fini etici ma per trarne dei benefici personali. Prestare più attenzione alla nostra alimentazione, alle dosi e al bilanciamento dei macronutrienti e scegliendo cibi poco processati, sicuramente ci porta dei benefici di salute, incentivando anche una maggior attenzione agli sprechi alimentari. Accanto a questo, prediligere alimenti da una filiera corta può generare un beneficio economico, data la presenza di meno intermediari, ma anche gastronomico: frutta e verdura che devono affrontare lunghi viaggi vengono raccolte ben prima della maturazione (che si completa nel tragitto), cosa che spesso gli conferisce dei sapori meno intensi rispetto ai prodotti a km 0. Il consumo di alimenti locali ha sicuramente dei grandi vantaggi a livello ambientale e in termini di produzione di emissioni.
Infatti, per il nostro paese nello specifico, si stima che le principali cause di emissione di gas serra siano la produzione agricola (45%), i trasporti (19%) e il packaging (13%). L'eliminazione anche soltanto delle emissioni relative al trasporto dei prodotti si tradurrebbe dunque in una diminuzione significativa di emissioni.

Il semplice fatto di fermarci un attimo a pensare quello che andiamo a mangiare e scegliere responsabilmente, ci apre a un intero mondo di alternative e soluzioni culinarie a cui magari mai avremmo pensato.

Quest’attenzione potrebbe fungere da stimolo a riscoprire il nostro territorio e i suoi prodotti, prestare maggiore attenzione alla nostra salute e scovare piccole realtà di produttori locali da cui comprare direttamente saltando la filiera distributiva. Passo dopo passo, goccia dopo goccia, ogni contributo è importante e fa la differenza.

1. Emissioni di gas serra nell'UE per paese e settore
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3. Intensive agriculture reduces soil biodiversity across Europe
4. La filiera corta e i prodotti a km 0
5. Chilometro zero e filiera corta. Davvero sinonimi di sostenibilità ecologica? | Il Bo Live UniPD

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