Sono Annamaria, Climate Champion di Deloitte Italy, e, da mamma di una bambina e un bambino, devo essere sempre molto organizzata per gestire al meglio casa e lavoro. Il mio impegno, però, è rivolto anche a ridurre gli sprechi ma, lo ammetto, la gestione del guardaroba richiede un bel dispendio di energie. Se poi si avvicina il cambio di stagione si rischia il ‘burnout’ da lavoro domestico!
Un genitore si accorge subito della quantità considerevole di abiti, tutine, bavaglini, lenzuolini e giocattoli per ogni fascia di età che si accumulano negli anni. Ancor prima di poter rendersene conto, armadi, cassetti e cantine sono al loro limite e bisogna, con regolarità ed impegno, dedicare del tempo alla gestione di abiti ed oggetti utilizzati davvero poco e talvolta mai.
Uno dei primi accorgimenti, in aggiunta alla necessità di limitare gli acquisti allo stretto indispensabile (attenzione! L’emotività della nuova condizione di genitore o genitore bis porta con sé la tentazione fortissima di acquisto compulsivo!), è riciclare.
La strategia che ho intrapreso, non appena mi sono affacciata al mondo della genitorialità, è stata quella di creare una linea diretta di riciclo e riuso, con amici e conoscenti, di tutto quello che riguarda il mondo dell’infanzia. Il primo passo è stato quello di stoccare in scatoloni e dividere, per fasce di età, gli abiti da destinare ai prossimi nascituri oppure a figli o figlie di amici, amiche e/o conoscenti nati qualche anno dopo i miei.
A mia volta, ho ricevuto tutine ed abiti che, in alcuni casi, erano ancora etichettati e, quasi sempre, pari al nuovo, dato l’uso limitato nel tempo che di essi se ne fa.
Secondo il report annuale(1) di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular, in Italia il riuso di tessuti e indumenti rappresenta circa il 68%, il riciclo il 29% mentre lo smaltimento il 3%(2), per non parlare dei costi, dove nei primi 12 mesi di vita del bambino o della bambina, i genitori spendono fino a 15.140,76 euro(3).
È possibile dare seconda vita agli indumenti usati tramite canali alternativi alla raccolta differenziata: giocattoli e libri possono essere destinati ad asili nidi/materne, vari istituti scolastici ed oratori, oltre che ad associazioni di beneficenza.
Per quanto riguarda articoli dispendiosi come carrozzine, passeggini e culle, possono essere rivenduti attraverso portali online per la compravendita, oppure donati anch’essi ad associazioni di volontariato.
Secondo il presidente di Conau "Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati" Edoardo Amerini in Europa si riescono a recuperare circa 7 chili pro capite di rifiuti tessili ma la media italiana è molto più bassa, ovvero, circa 1,3. Tra i vantaggi ambientali derivanti dal riciclo di abiti usati ci sono la riduzione dell’emissione di Co2, del consumo di acqua, dell’uso di fertilizzanti e pesticidi(4).
È possibile dare seconda vita agli indumenti usati tramite canali alternativi alla raccolta differenziata: giocattoli e libri possono essere destinati ad asili nidi/materne, vari istituti scolastici ed oratori, oltre che ad associazioni di beneficenza.Per quanto riguarda articoli dispendiosi come carrozzine, passeggini e culle, possono essere rivenduti attraverso portali online per la compravendita, oppure donati anch’essi ad associazioni di volontariato.
Spetta a noi tutti, dunque, cercare di riutilizzare e riciclare i prodotti tessili e fissarlo come uno dei tanti obiettivi da raggiungere per la riduzione dello spreco di risorse e la tutela dell’ambiente, bene primario collettivo.
1. https://economiacircolare.com/meno-rifiuti-e-disparita-territoriali-litalia-del-riciclo-alla-prova-del-covid/
2. https://economiacircolare.com/riciclo-abiti-usati/
3. http://www.federconsumatori.it/
4. https//www.nonsprecare.it/come-riciclare-gli-abiti-usati/
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