Da oltre 10 anni Deloitte analizza in modo approfondito il costante emergere di nuovi bisogni dei collezionisti e di come e quanto i servizi di Art Wealth Management vi stiano rispondendo in maniera adeguata. Da questo attento monitoraggio emerge quanto sia cresciuta e continui a crescere, accanto all’aspetto passionale ed estetico, un’attenzione per il valore finanziario dell’acquisto di opere d’arte, di conseguenza una sempre più stretta interconnessione fra il mondo dell’arte e quello della gestione patrimoniale.
Gli interlocutori interessati dalle indagini di Deloitte sono tre: i collezionisti, gli operatori di settore (mercanti d’arte, case d’aste, galleristi, ma anche compagnie di logistica nonché tutto il mondo delle ArtTech) e infine i professionisti appartenenti al mondo della finanza, in particolare a Private Bank e Family office.
Nell’ultimo report che Deloitte ha condotto con ArtTactic emerge che circa 2 collezionisti su 3 e 9 operatori del settore su 10dichiarano che la spinta all’acquisto di arte o oggetti da collezione derivi dalla passione, ma con attenzione al valore dell’investimento, con l’obiettivo di diversificare il portafoglio e come riserva. Ciò ha provocato un significativo aumento di domanda di nuovi servizi professionali relativi alla gestione e alla protezione del valore investito in arte.
Alla domanda specifica sui valori emotivi legati all’acquisto, l’85% degli operatori intervistati dichiara che i propri clienti comprano opere d’arte e oggetti da collezione come simbolo di un certo stile di vita, affermazione confermata anche dal 63% dei collezionisti interpellati.
Dalla prospettiva del wealth manager, family officer o private banker l’intenzione è quella di avere sempre più un approccio olistico nei confronti dell’arte intesa come asset class offrendo una molteplicità di servizi - valutazione delle opere d’arte, art advisory, gestione delle collezioni, consulenza sugli aspetti regolamentari ed ereditari - in grado di generare e rafforzare relazioni con i propri clienti in un contesto di mercato estremamente competitivo (lo dichiara l’85% degli intervistati).
Una tendenza destinata a crescere se si pensa che il 44% degli operatori è intenzionato nei prossimi 12 mesi ad aumentare il focus e le risorse destinate alla gestione patrimoniale dei beni artistici.
I tre attori coinvolti nel report (collezionisti, operatori di settore e gestori patrimoniali) sono concordi e allineati quando si tratta di individuare i temi che costituiscono una vera minaccia per la reputazione e il funzionamento del mercato dell’arte.
Queste preoccupazioni, che comprendono in particolare problemi di autenticazione e provenienza, manipolazione dei prezzi, conflitti di interesse, mancanza di trasparenza sono condivise da quasi tre quarti dei gestori patrimoniali, dei collezionisti e dei professionisti di settore.Per affrontare in modo efficace queste sfide è necessario un profondo ammodernamento del mercato dell’arte. Lo ritiene il 73% dei wealth manager, il 74% dei professionisti del settore e il 64% dei collezionisti. Non v’è alcun dubbio che la tecnologia sia in grado di far evolvere il settore dell’Arte e Finanza. Diverse ArtTech, le startup che operano nel settore arte, hanno incrementato il proprio fatturato negli ultimi anni. Anche se molte di queste si sono rivolte principalmente ad attività di e-commerce, si sta manifestando una crescente attenzione nei confronti di tecnologie in grado di rispondere alle tradizionali sfide del settore: trasparenza, valutazione, autenticità, gestione del rischio. È evidente che non si possa immaginare in un settore con caratteristiche peculiari come quello dell’arte un approccio puramente analitico, ma è certo che una combinazione di opinioni di esperti e algoritmi in grado di catturare dati storici e previsionali fornirebbe un approccio più trasparente e credibile alla valutazione di un asset come quello dell’arte e degli oggetti da collezione.
Il 2018 per il mercato dell’arte e dei beni da collezione si conferma in crescita, sulla scia di un biennio positivo. Questi i fattori ad incidere sul trend:
“In questo settore, in fortissimo mutamento, c’è sempre maggiore richiesta di servizi di gestione patrimoniale e fino a oggi Private Bank e family office hanno esitato per via della complessità del mercato dell’arte. Per affrontare in modo efficace le sfide sopra evidenziate è invece necessario un profondo ammodernamento del mercato dell’arte. Lo ritiene il 73% dei wealth manager, il 74% dei professionisti del settore e il 64% dei collezionisti” – afferma Barbara Tagliaferri, coordinatrice Art&Finance di Deloitte per l’Italia. “Una soluzione può provenire dalla tecnologia, che appare in grado di far evolvere il settore, non solo in ambito e-commerce, ma soprattutto a favore di un’auspicata trasparenza del settore, una maggiore tracciabilità, facilità dell’accesso alle informazioni e non ultimo a favore di una crescente esigenza di democratizzazione del mercato”.