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Making IT – Fitting the Future

Dietro le quinte delle eccellenze del fashion con 25 ritratti di imprenditori del Made in Italy

Making IT – Fitting the Future

 

Deloitte presenta la pubblicazione “Making IT – Fitting the Future”, una raccolta di interviste volte ad approfondire la conoscenza dell’industria della moda attraverso le esperienze di 25 imprenditori del Made in Italy. La pubblicazione, realizzata da Deloitte con il supporto di Scuola Holden, mette in evidenza i punti di forza del settore così come le sfide che portano le realtà del settore del fashion a ripensare al proprio modo di fare impresa.

Key findings

 

  • Il fashion è un settore rappresentativo dell’eccellenza del Made in Italy nel mondo: l’Italia è casa di 24 imprese del lusso su 100, di cui due terzi operano in abbigliamento e calzature
  • Qualità dei materiali, creatività e artigianalità i fattori di eccellenza
  • Rallentamento congiunturale di Cina e Germania, le trade wars e una possibile “hard Brexit” gli elementi di attenzione per l’export italiano
  • Tra le sfide per le imprese del fashion l’evoluzione del consumatore, la sostenibilità e l’attrazione di talenti

Sistema Tessile Moda e Accessorio: colonna portante della manifattura italiana ed europea

 

Il comparto costituisce una delle colonne portanti dell’industria italiana e contribuisce attivamente allo sviluppo economico del Paese. Nel 2018 il fatturato dell’intero settore tessile, moda e accessorio (TMA) ha raggiunto i 95,5 miliardi di euro e registrato un saldo della bilancia commerciale positivo per oltre 28 miliardi. L’apporto di questo settore è rilevante a livello locale quanto a livello europeo, dove il comparto moda italiano genera il 34% del valore aggiunto e occupa un quinto dei lavoratori dell’eurozona (22%) .

“Il Sistema della moda italiano può vantare fattori che lo rendono unico al mondo. Come racconta questo libro, ad esempio molte delle 65.000 aziende presenti sul territorio italiano sono attive da più generazioni e i segreti dell'artigianalità diventano industrie e vengono tramandati di padre in figlio” commenta Claudio Marenzi, Presidente di Confindustria Moda. “Siamo inoltre l'unico Paese in grado di offrire una filiera d'eccellenza integrata a monte e a valle, composta da imprese di ogni dimensione, che possono garantire in ogni passaggio della creazione del prodotto, la qualità di eccellenza necessaria al supporto del nostro posizionamento”.

Equilibri geopolitici e rallentamento dei mercati esteri: punti di attenzione per l’export

 

A questi risultati hanno contribuito anche le esportazioni di prodotti del settore del fashion, come conferma la predisposizione all’export del 66,3% delle aziende del settore. Tra i mercati a maggiore potenziale gioca un ruolo di prim’ordine la Cina, che ha registrato tassi di crescita a doppia cifra (+15,2%) .

“Nonostante lo scenario internazionale presenti al momento alcuni fattori di incertezza, come le trade wars o il rallentamento congiunturale di paesi come Cina e Germania, le imprese del comparto moda stanno dimostrando particolare flessibilità e capacità di attrarre i consumatori dei mercati esteri””, commenta Patrizia Arienti, Senior Partner Deloitte ed EMEA Fashion & Luxury Leader. “Lo conferma anche il risultato dell’export registrato nei primi sei mesi del 2019, in crescita del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Qualità e saper fare a mano: i fattori dell’eccellenza italiana nel mondo

 

Guardando oltre al valore economico, l’Italia è casa di 24 delle 100 più grandi realtà attive nella moda e nel lusso a livello mondiale. Di queste, più di due terzi operano nel comparto dell’abbigliamento e delle calzature.

“Le nostre analisi confermano che il comparto moda rappresenta un’eccellenza del Made in Italy a livello internazionale, la cui reputazione non si fonda solo sulla qualità dei materiali ma anche su aspetti intangibili della produzione, come la creatività e il saper fare artigianale”, nota Alessandro Fontana, Partner di Deloitte. “Infatti, le diverse storie raccontate in Making IT sono legate tra loro dalla ricerca della bellezza, intesa come un processo in cui arte e industria si contaminano nel produrre ed esportare l’Italian lifestyle”.

Personalizzazione e sostenibilità per avvicinarsi al consumatore di oggi

 

Le imprese dell’industria del fashion devono far fronte anche alle sfide che comporta l’emergere in un nuovo consumatore, sempre più connesso e informato. Per allinearsi con le esigenze dei consumatori, le imprese intervistate confermano di dover far fronte alla necessità di unicità e personalizzazione, mantenendo i ritmi di produzione sempre più elevati.

“Nel futuro dovremmo personalizzare il prodotto al consumatore, oggi lo personalizziamo al cliente. La chiave della sopravvivenza sarà trovare il modo di industrializzare questo modello”, testimonia Ercole Botto Poala, CEO Successori Reda S.p.A..

La vicinanza al consumatore di oggi è raggiunta anche tramite la condivisione di valori, tra cui spicca la sostenibilità ambientale. “La ricerca di soluzioni a ridotto impatto ambientale ha portato le aziende italiane del comparto a considerare nuovi processi di produzione e a creare prodotti ecosostenibili”, interviene Patrizia Arienti. “La crescente attenzione per i temi ambientali è confermata anche dall’adesione di 30 brand internazionali del lusso al Fashion Pact”.

Il fattore umano alla base dell’artigianato del futuro

 

“La nostra realtà assomiglia un po’ a un diamante. Ci sono tante sfaccettature”, afferma Licia Mattioli, CEO di Mattioli S.p.A. “Una delle più importanti è sicuramente questo mix tra artigianale e industriale: dove non arriva la mano, ecco che arriva la macchina e viceversa”

Il fattore umano continua a ricoprire un ruolo importante in un settore come quello del fashion, eppure l’attrazione dei talenti rimane un punto critico per le aziende. “Alcune delle aziende intervistate si stanno già muovendo per contrastare questa tendenza,” prosegue Alessandro Fontana. “Per far ciò, è necessario partecipare alla formazione della forza lavorativa del futuro, costruendo le competenze che serviranno in un domani molto vicino ma anche tramandando, di generazione in generazione, l’arte del saper fare”.

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