Dalla quarantatreesima edizione della Private Equity Survey, studio semestrale elaborato con il supporto di AIFI, emerge per il primo semestre del 2024 un Deloitte Private Equity Confidence Index che cresce ulteriormente rispetto alla passata edizione, attestandosi su un valore di 107 punti, con un numero di deal atteso pari a 240. Un’onda positiva confermata dal 72,4% degli operatori che prevede uno scenario macroeconomico migliorativo o comunque stabile. Tra i principali trend trasformativi emergono l'intelligenza artificiale, l'attenzione alle tematiche ESG, gli incentivi come il PNRR e il Next Generation EU e l'ascesa dei fondi di private credit.
Per la prima metà del 2024 cresce la quota di chi prevede di dedicarsi ad attività di gestione del portafoglio (36,2%), in discesa, invece, la quota di chi si dedicherà alle attività di exit, dal 9,6% all’1,7%. La presenza di strategie ESG nei target rappresenterà un fattore sempre più significativo, infatti il 16,9% degli intervistati lo ritiene l’elemento più rilevante durante la fase di valutazione di un investimento, insieme all’accelerazione dei trend tecnologici nel campo dell’artificial intelligence, con il 15,7% degli operatori che lo ritiene significativo per le decisioni di investimento.
Gli operatori di Private Equity italiani abbassano le aspettative in termini di investimenti nei settori Industrial products, Food & beverage e ICT, aumentando significativamente l’interesse nel Consumer goods. Dalla survey emerge inoltre un’importante crescita degli investimenti di minoranza durante il secondo semestre del 2023, attestati al 19,0%, con una previsione durante il primo semestre del 2024, di una ricrescita delle operazioni di maggioranza all’84,5%. L’interesse per le operazioni di Support to MBO/MBI cresce significativamente al 24,1% delle preferenze contro il 15,4% dello scorso semestre. Infine, c’è il ritorno ad una preferenza verso investimenti nel Nord Italia e all’estero, rispettivamente all’86,2% e 6,9%.
Durante il secondo semestre del 2023, il 94,8% degli operatori ha utilizzato una leva minore di 4x per le acquisizioni effettuate, nonostante il costo del debito sia rimasto invariato. L’atteggiamento dei rispondenti, inoltre, conferma la forte domanda per fonti di finanziamento alternative e la diminuzione di debito bancario disponibile. Infatti il 20,8% di questi dichiara che si rivolgerà a fondi di private credit come strumento di acquisition financing.
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