Milano, 30 ottobre – Premiare le eccellenze imprenditoriali sul panorama nazionale, dando vita a un percorso di crescita strutturato e di lungo periodo. Con questa ambizione è nato il “Best Managed Companies” Award, che nel pomeriggio di oggi vivrà le premiazioni della sesta edizione presso Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana ELITE–Gruppo Euronext. In occasione dell’evento Deloitte Private, con la partecipazione di ALTIS Graduate School of Sustainable Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ELITE-Gruppo Euronext e Piccola Industria di Confindustria, consegnerà il Best Managed Companies Award a 79 aziende italiane.
«Giunto quest’anno alla sua sesta edizione, il premio non rappresenta solo un riconoscimento per le eccellenze dell’imprenditoria italiana per quanto già fatto, ma è un vero e proprio programma di crescita pluriennale in cui le realtà partecipanti vengono affiancate da esperti di Deloitte in un percorso che stimola ulteriormente il loro sviluppo e potenziamento rispetto a parametri fondamentali di successo dell’Award e che sono cruciali per la gestione di un’impresa. Percorso che diventa virtuoso e di lunga durata, come testimoniato dal fatto che oltre l’80% delle aziende ha vinto più di un’edizione, mentre addirittura 7 realtà sono al loro sesto anno consecutivo di premiazione», commenta Ernesto Lanzillo, Partner Deloitte e Leader di Deloitte Private dell’area Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta).
Valutate sui parametri di “Strategia”, “Competenze e Innovazione”, “Impegno e Cultura Aziendale”, “Governance e Misurazione delle Performance”, “Corporate Social Responsibility”, “Internazionalizzazione e Filiera”, le aziende di quest’anno sono state selezionate da una giuria di esperti composta da: Fabio Antoldi, professore ordinario di Strategia aziendale presso ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore; Renato Goretta, membro del Consiglio di Presidenza Nazionale della Piccola Industria di Confindustria; Marta Testi, CEO di ELITE-Gruppo Euronext.
«In questa sesta edizione sono state ben 79 le realtà italiane che, grazie a eccellenti capacità manageriali in uno scenario internazionale complesso, si sono aggiudicate il BMC Award», afferma Andrea Restelli, Partner di Deloitte e responsabile Italia del programma Best Managed Companies. «Oggi, le organizzazioni e i loro leader devono essere sempre più pronti per vincere le numerose sfide e continuare a essere competitive e attrattive sul mercato, facendo leva sulle giuste risorse, competenze e investimenti e ponendo attenzione ai talenti in azienda», aggiunge Restelli.
Le 79 Best Managed Companies di quest’anno hanno una distribuzione geografica concentrata per il 38% al Nord Ovest, per il 35% al Nord Est, per il 18% al Centro e per l’8% al Sud. Le tre regioni sul podio dell’eccellenza imprenditoriale sono la Lombardia, dove si concentrano il 29% delle BMC, l’Emilia-Romagna, dove si trova il 20% delle premiate, e il Veneto, dove ha sede il 13% delle aziende.
Più della metà, pari al 51%, sono aziende del settore manifatturiero, seguito a distanza dai comparti dei servizi (14%), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (6%), del commercio (5%) e delle costruzioni (5%). Sono presenti, in minor numero, anche aziende impegnate nella sanità e nell’assistenza sociale (4%), nel trasporto e magazzinaggio (4%), nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (3%) e in quello dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (3%). I settori meno rappresentati – tutti aventi appena l’1% delle BMC – sono quelli della Difesa, dei servizi di informazione e comunicazione, dell’istruzione e della fornitura di acqua. Il 52% delle BMC ha in forza tra i 50 e i 249 dipendenti, mentre quelle che superano i 250 dipendenti sono pari al 43%; nelle imprese rimanenti, invece, la forza lavoro conta tra le 10 e le 49 unità (4%) o meno (1%).
Metà delle aziende BMC sono a conduzione familiare e il 39% ha partecipato al programma ELITE-Gruppo Euronext. Il 18% è partecipata da un fondo di Private Equity e una su 10 è quotata in Borsa, di cui il 75% su AIM e 25% su STAR. Dalle interviste alle Best Managed Companies emerge che 1 azienda su 2 prevede che il proprio fatturato crescerà di oltre il 10% nel prossimo anno e 2 aziende su 3 si sentono molto fiduciose rispetto al proprio successo nell’arco dei prossimi 2 anni.
«Le realtà premiate hanno espresso eccellenti capacità manageriali, dimostrando di riconoscere un grande valore alle proprie persone e alla cultura aziendale, che è in grado di premiare i comportamenti virtuosi», dichiara Restelli. «Avere dei dipendenti ben formati e motivati, così come una leadership preparata e capace di individuare e valorizzare il talento a disposizione, contribuisce alla crescita generale dell’impresa stessa» sottolinea Restelli.
«Coniugare le performance virtuose sui pillar esplorati dal BMC con la capacità di saper attrarre e trattenere le persone con il talento desiderato, contribuisce al posizionamento vincente delle aziende premiate e al loro interesse a voler costruire e rafforzare una cultura organizzativa, in linea con le aspettative aziendali ed i desiderata delle nuove generazioni, su cui fondare il proprio vantaggio competitivo e la propria longevità», conclude Lanzillo.
Strategia – Interrogati su quali siano i principali fattori differenzianti per la propria strategia aziendale, i leader delle BMC hanno sottolineato l’importanza di investire in tecnologia e innovazione (82%) e di diffondere una cultura aziendale a tutti i livelli dell’organizzazione (81%), con il 74% che ha poi citato il forte coinvolgimento e impegno dei propri dipendenti. Questi elementi possono consentire alle aziende di continuare a crescere affrontando con successo le sfide future, tra le quali le BMC identificano come prioritaria quella di individuare, assumere e successivamente trattenere i talenti (74%), con quasi 6 su 10 che indicano anche quella di potenziare la cultura aziendale rendendola coerente con la mission (58%). Accanto a queste, i leader delle BMC segnalano come sfide prioritarie anche lo sviluppo del management (65%) e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (60%).
Inoltre, per operare nel nuovo scenario competitivo e affrontare le sfide future la quasi totalità (97%) di loro pone in cima alla propria agenda la valorizzazione delle risorse umane in termini di reskilling e upskilling, con quasi 8 su 10 (77%) che citano la disponibilità di talenti con le giuste competenze come il principale elemento d’impatto nei prossimi 5 anni.
Competenze e Innovazione – Per migliorare la produttività, le BMC dichiarano di investire soprattutto nelle aree della tecnologia (90%), dell’innovazione (86%) e della struttura organizzativa (81%). Rimarcando l’importanza attribuita al tema dei talenti, i leader intervistati dichiarano, inoltre, di indirizzare tali investimenti all’aumento dell’organico attraverso l’inserimento di nuove persone in azienda (65%). Fortemente in linea con questo dato, circa 6 su 10 hanno indicato di destinare i propri sforzi innovativi dell’ultimo anno nel miglioramento del sistema di Talent Management, appena dopo aree di finanziamento più classiche come R&D (88%), operations (71%) e marketing (62%). Tra gli investimenti in ambito strettamente tecnologico, nei prossimi 12 mesi i dirigenti delle BMC ritengono più probabile far fluire le risorse nelle soluzioni di data analytics e business intelligence (83%), CRM (66%) e automazione dei processi (65%). Inoltre, la maggior parte delle aziende (84%) ha implementato un processo formale per continuare a incoraggiare nuove idee di business.
Impegno e Cultura Aziendale – Uno degli elementi più importanti per il successo imprenditoriale è la cultura aziendale: ne è convinto il 96% degli intervistati, che la considera alla base del risultato finale di successo dell’impresa. La maggioranza delle BMC dichiara che lo sviluppo delle competenze dei dipendenti è una priorità strategica e dedica attenzione ad una pluralità di misure volte a valutare e premiare i talenti. Per la valutazione, le BMC si concentrano principalmente sulla creazione di un processo strutturato e formalizzato per la revisione delle prestazioni dei dipendenti (73%) – fatte almeno una volta all’anno nel 42% dei casi – e quasi una su due BMC (47%) dichiara di somministrare questionari volti a rilevare la loro soddisfazione. Per premiare e motivare i propri dipendenti, invece, quasi tutte le BMC offrono pacchetti retributivi più stimolanti, che includono il riconoscimento di componenti variabili e bonus (96%), altri benefit, come l’accesso a un’auto aziendale (96%), sistemi di compensazione e di rewarding (77%) o programmi di welfare aziendale (69%). Queste misure sono inoltre integrate da una serie di attività volte a coinvolgere i dipendenti e a mantenere alto il loro impegno, come training organizzati per aree funzionali (95%), attività di team building (71%) o eventi a loro riservati (66%). Inoltre, quasi tutte dichiarano di diffondere una cultura aziendale basata su una comunicazione aperta e trasparente che permette loro di attrarre e trattenere i talenti (91%).
Governance e Misurazione delle Performance – Nelle BMC la soddisfazione per il funzionamento della governance e per il sistema di reporting finanziario interno è elevata. Per condividere le decisioni prese dal management, i leader indicano che lo strumento più utilizzato sono i meeting formali (86%).
Con riferimento alle performance, invece, i principali fattori che minacciano la crescita dell’azienda nei prossimi 12 mesi sono individuati dalle BMC nell’aumento dei costi delle materie prime (59%) e poi nella capacità di assumere e trattenere i talenti (49%).
Inoltre, anche se solo la metà delle BMC si dichiara almeno moderatamente propensa al rischio (52%), in uno scenario come quello attuale, la gestione del rischio d’impresa è riconosciuta più che mai fondamentale: per farlo, ben il 97% punta a un mantenimento di un bilancio solido quanto allo sviluppo di solide relazioni con gli stakeholder per garantire stabilità finanziaria; l’81%, poi, guarda a un efficace processo di gestione finanziaria per mitigare il rischio.
Corporate Social Responsibility – Il tema della sostenibilità è ritenuto dalle BMC l’elemento più importante per il successo della loro organizzazione, come dichiarato dal 98% del campione; inoltre, più di 7 aziende su 10 danno risalto al tema della Diversity&Inclusion. La Responsabilità Sociale d’Impresa è considerata “molto importante” dal 36% delle aziende e addirittura “fondamentale” dal 56%. Per misurare e ridurre gli impatti sociali e ambientali il 51% si impegna a fornire informazioni sulla sostenibilità nel sito web aziendale, il 49% produce un bilancio di sostenibilità.
Internazionalizzazione e Filiera – La maggioranza delle aziende BMC (54%) opera prevalentemente in Italia e un quarto dichiara di esportare in Europa. Circa la metà delle BMC guarda all’estero raramente, o addirittura mai, per attività quali la localizzazione delle operations (53%), lo sviluppo delle vendite (45%) e la ricerca di nuovi talenti (45%). Una stessa dinamica, anche se più contenuta, si riscontra per le collaborazioni sia con fornitori stranieri (ricercate raramente o mai dal 25%) che con altre aziende per accordi strategici (23%). Analizzando le modalità per l’ingresso nei mercati esteri, 7 BMC su 10 affidano la propria strategia di internazionalizzazione all’esportazione diretta; altre soluzioni sono poi l’investimento diretto (40%), l’esportazione indiretta tramite consorzi per l’esportazione, trading company, buyer e importatori (39%) e accordi strategici come Joint Ventures, Licensing, Franchising (34%).
Circa la metà delle BMC appartiene ad almeno una filiera (il 35% solo ad una e il 14% a più di una), mentre un ulteriore 4% sta valutando l’ingresso. Quanto alla tipologia, la maggior parte rientra in filiere agro-alimentari (26%), dell’energia (16%), industriali (16%) o tecnologiche (11%). L’appartenenza ad una filiera, secondo le BMC, assicura una molteplicità di benefici, tra i quali spiccano il rafforzamento della propria reputazione rispetto alla comunità dove l’azienda opera (83%), il potenziamento della competitività (71%) e l’accelerazione dei processi di trasferimento tecnologico (57%); tra gli altri, il 29% evidenzia anche un miglioramento nelle condizioni di lavoro, nelle competenze possedute dai dipendenti e nella capacità di acquisire nuovi talenti.
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