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Silvana Mastantuoni

L’ultima moda: la sostenibilità

Sono Silvana, Senior Consultant in Deloitte Digital e da circa due anni insieme alla community Climate Champion di Deloitte mi interesso al tema della sostenibilità ambientale e delle sue possibili integrazioni con il lavoro che svolgo tutti i giorni.

In quest’ambito ho voluto approfondire gli impatti dell’industria della moda come fonte di inquinamento del nostro Pianeta. Infatti, secondo i dati del Parlamento Europeo, il comparto tessile(1):

  • Contribuisce al 10% delle emissioni globali di CO2
  • Richiede elevati consumi d’acqua – per fare una t-shirt ne occorrono circa 2.700 litri, abbastanza per soddisfare il fabbisogno di una persona per 2 anni e mezzo
  • Riversa tonnellate di microplastiche negli oceani – ad oggi più di 14 milioni
  • Recupera poco di ciò che viene prodotto – per esempio gli Europei utilizzano 26 kg di tessuti ogni anno e ne gettano via 11 kg, dei quali l’87% vengono bruciati o accumulati in discarica.

Questi impatti sono ulteriormente amplificati dalla crescente domanda di tessuti, spinta dalla crescita della popolazione e del PIL mondiale e da pratiche come il fast-fashion.

In questo scenario, è confortante che l’UE stia introducendo regolamentazioni più stringenti sulla produzione, sull’utilizzo e sul recupero dei prodotti tessili. Nel marzo 2022, la Commissione ha approvato la “EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles” che mira a migliorare la sostenibilità dei prodotti immessi sul mercato europeo attraverso requisiti di progettazione ecocompatibile, informazioni chiare per i consumatori, il Digital Product Passport e un regime obbligatorio di responsabilità estesa del produttore(2).

Mentre istituzioni e aziende si propongono di adottare cambiamenti positivi, anche noi possiamo (e dobbiamo) iniziare a dare un nostro contributo. Vi condivido qualche spunto di comportamento che ho inserito nella mia routine, seguendo le “R” della sostenibilità:

  1. Riduci: ogni volta che posso, evito di comprare abiti nuovi preferendo il second-hand o acquisto prodotti di alta qualità, puntando sulla durata più lunga e prediligendo fibre naturali (ad esempio lino, seta) e composizioni al 100%, che sono completamente riciclabili
  2. Ripara: cerco di riparare abiti danneggiati, sia rivolgendomi a sarti che facendo da me (ad esempio ricolorando gli indumenti con prodotti ad hoc)
  3. Riusa / riadatta: riutilizzo o adatto i capi di abbigliamento in modi creativi, estendendone la vita utile. Ad esempio, una camicia lisa può diventare un panno per pulire o una giacca anni ’70 può ritornare al futuro eliminando l’imbottitura dalle spalline
  4. Ricicla: conferisco i capi non riutilizzabili negli appositi contenitori in giro per la città. È possibile conferire anche indumenti non in buone condizioni: le società adibite alla raccolta faranno una cernita dei capi che, se non adatti ad essere indossati, verranno riciclati o utilizzati per altri scopi meno nobili (ad esempio, imbottiture o materiali isolanti).

Naturalmente ci sono tante altre opzioni per vestirci in modo più sostenibile: dobbiamo solo informarci e cercare di realizzare piccoli cambiamenti alle nostre abitudini che possono fare una grande differenza per il nostro Pianeta.

1. The impact of textile production and waste on the environment, EU Parliament, 2023
2. Green Deal: New proposals to make sustainable products the norm and boost Europe's resource independence, 2022

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