Gli effetti di COVID-19 sono notevoli, ma non sono tutti negativi. La pandemia, infatti, ha agito da amplificatore e catalizzatore per la trasformazione digitale delle aziende manifatturiere, andando anche a modificare la mentalità e l’approccio delle aziende stesse: queste prima ricercavano l’uso della tecnologia e, in particolare, delle soluzioni di Industry 4.0 principalmente per convenienza mentre oggi avere operation digitali è una condizione imprescindibile sulla strada verso la nuova normalità. Le tecnologie 4.0, abilitando il paradigma della fabbrica digitale, rappresentano una delle leve più importanti e potenti che i leader aziendali devono considerare per superare questo momento, recuperare competitività e essere pronte a prosperare nel new normal.
Durante la pandemia, il 63% delle aziende manifatturiere analizzate non solo non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di produzione intelligente, ma li sta accelerando dedicando in media il più di un terzo del proprio “factory budget”. Considerate le dinamiche dei flussi di cassa e della solidità patrimoniale, le organizzazioni italiane sono alla ricerca principalmente di “quick win” rispetto a progetti trasformativi di più ampio respiro, soprattutto nelle attività business critical.
In media, 7 organizzazioni su 10 hanno dichiarato di aver investito nei 9 più rilevanti casi d’uso di smart-manufacturing con almeno dei progetti pilota. Se da un lato, le aziende italiane si confermano molto ricettive rispetto alle singole iniziative di smart-manufacturing, scalare tali iniziative è spesso complesso. Infatti, solo il 27% del campione è riuscito a superare la trappola della fase pilota, mentre il restante 73% continua a condurre tali progetti con una logica sperimentale di tipo “spot”, che non va oltre le mura dell’impianto produttivo.
A livello italiano, sono emersi tre ambiti specifici dove le aziende italiane eccellono, riuscendo a gestire su ampia scala le iniziative di Industry 4.0 e dimostrando un livello di maturità maggiore rispetto ad altre geografie: smart warehouse (57%), Quality sensing and detecting (53%) e Smart connected product (40%). Affinché si possa registrare un aumento del grado di maturità delle aziende nel prossimo futuro, data la complessità di questi progetti ed i loro impatti su tutta la struttura aziendale, i leader dovranno adottare un approccio olistico all’Industry 4.0, che vada oltre la sola tecnologia e tenga conto anche del modello di business e delle trasformazioni organizzative sottostanti.
La maggiore propensione delle aziende a supportare iniziative di Industry 4.0 risente anche di un nuovo approccio che va diffondendosi sempre più: l’inesorabile crescita degli “ecosistemi di smart-manufacturing”. Questi si fondano sulla coopetizione di molteplici attori - in grado di raggiungere una massa critica - non necessariamente facenti parti della medesima filiera del valore e sull’importanza della specializzazione e del trasferimento tecnologico per risolvere sfide condivise e raggiungere obiettivi comuni e misurabili.