Se il 2019 è stato un anno positivo per la ristorazione nel mondo, a fine 2020 si prospetta una contrazione a doppia cifra, causata inevitabilmente dai risvolti economici della crisi Covid-19 con la conseguente ridefinizione di strategie e previsioni. Questo quanto emerge da uno studio effettuato da Deloitte in collaborazione con ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana.
Il settore nel 2019 ha raggiunto i 2.603 miliardi di euro, trainato dalla crescita dell’area APAC (45% del totale). In questo contesto, l’Europa è rimasta un mercato stabile (+0.9%, CAGR 14-19) dominato per il 41% dal formato del Full service restaurant (ristorante con servizio al tavolo, di qualità) ampiamente apprezzato anche nel resto del mondo (49%) che insieme al Quick service restaurant (fast food, delivery) traina la crescita del comparto (rispettivamente +2.4% e +2.6% CAGR 14-19). Il mercato del Full service restaurant si concentra nelle mani dei primi 10 paesi per dimensione, che da soli rappresentano l’81%. Sul podio Cina (37%), USA (28%) e Giappone (7%), mentre l’Italia (3%) si afferma come primo tra i paesi dell’area Europa.
Il commento di Tommaso Nastasi
Value Creation Services Leader di Deloitte
Nel corso del 2020 il settore è stato sottoposto a una vera e propria rivoluzione, accelerata da fattori esogeni ed endogeni. Le aziende si sono rivolte all’innovazione per rivedere il proprio modello di business, reinventano i processi e ottimizzano le operations grazie alle opportunità offerte dal digitale. Pensiamo, ad esempio, alla crescita esponenziale del food-delivery, ma anche all’adozione di modelli di ristorazione senza consumo in loco emersi negli ultimi mesi, come nel caso delle dark kitchen. Parallelamente, stiamo osservando una maggiore collaborazione tra i diversi attori della value chain, confermata da numerose partnership nel mondo del Foodservice.
Per il 2020 si prospetta una contrazione a doppia cifra della ristorazione in Italia e nel mondo. In questo contesto, Deloitte ha analizzato il potenziale impatto per il settore modellando due possibili scenari, che tengono in considerazione un periodo di lockdown nel primo semestre e i cambiamenti delle abitudini di consumo (es. minori consumi Out-of-Home, maggiore smart working, …) riscontrati in questo periodo. A livello internazionale, ci si aspetta che il settore chiuderà il 2020 registrando una perdita compresa tra il -22.9% (Scenario 1) e il -27.5% (Scenario 2). In Italia, invece, la contrazione stimata potrebbe variare da -23.2% (Scenario 1) a -27.9% (Scenario 2) (YoY). Per quanto riguarda la ripresa, contestualmente a come evolverà l’emergenza sanitaria, potrebbe essere a partire dal 2022, in caso non venissero imposte particolari limitazioni per gli operatori del settore (Scenario 1). In caso dell’adozione di misure di contenimento più vincolanti (Scenario 2), la ripresa potrebbe avvenire nell’arco del 2023.
Il commento di Eugenio Puddu
Consumer Products Sector Leader di Deloitte
Per rispondere alle sfide portate dalla pandemia è necessario analizzare i trend, ipotizzare scenari alternativi ma anche porre in essere delle azioni di rimedio importanti, volte ad identificare le opportunità che possono generare valore dagli operatori del settore. Questa crisi ci ha dimostrato non solo che è possibile innovare in un settore tradizionale come quello della ristorazione ma anche che è necessario farlo per affrontare la crisi. Per continuare a crescere, le imprese del comparto dovranno mettere le mutate esigenze dei consumatori al centro, continuare a sviluppare la sostenibilità e puntare sulla coesione degli attori della filiera, tramite aggregazioni e partnership che valorizzano il territorio e le sue eccellenze imprenditoriali.