Con oltre il 36% dei posti nei Consigli di Amministrazione occupati da donne, l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi nella classifica mondiale che misura la presenza femminile nei board. Il merito di questo avanzamento è arrivato con un sistema di quote obbligatorie stabilito dalla legge Golfo-Mosca del 2011, che impone la presenza delle donne ai vertici delle aziende.
Tuttavia, in molti altri Paesi del mondo non esistono legislazioni simili e il gender gap nelle cosiddette “stanze dei bottoni” continua a essere molto significativo. Secondo la settima edizione del report "Women in the boardroom: A global perspective" – studio che analizza la diversità di genere nei CdA esplorando insight sulle tendenze politiche, sociali e legislative dietro ai numeri - a livello globale poco meno del 20% dei seggi dei Consigli di Amministrazione è ricoperto da donne.
Non solo: le donne occupano i seggi dei Consigli di Amministrazione per meno anni rispetto agli uomini. Nell’ultimo periodo il mandato medio globale per le donne è sceso dai 5,5 anni del 2019 ai 5,1 nel 2021. In parallelo, la media globale del mandato degli uomini si attesta a 7,6 anni. In Italia, in particolare, il mandato medio di una donna in un CdA è di 4,7 anni, mentre per gli uomini è di 7,6 anni.
Infine, è interessante rilevare come i Consigli di Amministrazione più inclusivi si trovino nelle società guidate da donne. Le aziende con CEO o Presidenti donne presentano, infatti, CdA molto più equilibrati a livello di genere. Un’evidenza significativa e che possiamo accostare a un altro risultato della ricerca: le aziende con i board e team più “diversi” non sono solo più inclusive, ma ottengono anche migliori risultati dal punto di vista del business.