Se il 2020 sarà ricordato principalmente per la pandemia, l’anno che si sta per chiudere potrebbe essere definito invece come l’anno della sostenibilità. Mai come nel 2021, infatti, i riflettori sono stati puntati sul tema del cambiamento climatico. Non a caso, infatti, per la prima volta dopo l’Accordo di Parigi del 2015, nel 2021 i Paesi del G20 hanno riconosciuto la necessità di contenere il riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali, impegnandosi a identificare azioni precise per concretizzare questo obiettivo.
Mentre il dibattito e le negoziazioni di G20 e Cop26 sono progrediti a livello politico, anche nel mondo della finanza si è posta una crescente attenzione sulla Transizione Ecologica. Secondo il nostro studio “Il climate change nell’informativa finanziaria redatta dalle società quotate in Italia”, infatti, la percentuale di società quotate sul mercato MTA che menzionano il cambiamento climatico nella propria informativa è cresciuta dal 42% al 53% in un solo anno. Inoltre, per la prima volta più della metà delle società analizzate ha incluso il fattore clima nei propri report annuali.
In linea con le nostre previsioni dello scorso anno, osserviamo dunque una crescente diffusione dell’informativa fornita nelle Relazioni finanziarie annuali 2020 delle società quotate e una maggiore consapevolezza sulle tematiche legate al cambiamento climatico. Si tratta, però, di un primo stadio del percorso evolutivo che ci attendiamo dall’ecosistema del reporting finanziario. Solo in alcuni casi, infatti, questa informativa viene estesa ai riflessi del cambiamento climatico nella valutazione delle poste iscritte in bilancio. E anche in questi casi l’informativa fornita risulta prevalentemente di carattere qualitativo.
Dalla nostra analisi effettuata su 220 bilanci, in particolare, è emerso che il 53% delle relazioni finanziarie esaminate, relative a 116 società, contiene un’informativa sul cambiamento climatico con livelli di dettaglio molto diversificati. Si tratta di un numero significativo, che segna una crescita rispetto al 2019, quando solo il 42% delle relazioni finanziarie annuali includeva riferimenti espliciti al tema del cambiamento climatico. Tuttavia, rimane un significativo numero di società che non affronta affatto questo aspetto.
La previsione che ci sentiamo di fare, però, è che anche queste società presto faranno entrare nei loro bilanci un’informativa di questo tipo. È infatti sempre più evidente che le regole del gioco stanno cambiando e a richiedere una maggiore trasparenza sulle informazioni legate alla sostenibilità non sono solo i consumatori e gli investitori, ma anche le istituzioni, che nei prossimi mesi e anni alzeranno sempre di più l’asticella dei requisiti minimi da soddisfare per la rendicontazione non finanziaria legata al cambiamento climatico e alla sostenibilità in generale.
Da ultimo, è bene sottolineare che se, da un lato, dichiarazioni forti rispetto alle strategie aziendali di decarbonizzazione sono sempre più al centro della comunicazione da parte degli emittenti, dall’altro, rileviamo che soltanto in alcuni casi tali affermazioni sono coerentemente riflesse nei bilanci. Ma per fare concreti passi in avanti nel percorso evolutivo dell’informativa finanziaria bisogna cercare una maggiore coerenza tra l’informativa sul clima fornita e la comunicazione strategica. Solo così, infatti, le società quotate otterranno quella credibilità che, già oggi, un numero crescente di investitori pretende. In questo senso vanno le importanti iniziative a livello Europeo e Mondiale sull’implementazione di standard circa l’informativa non finanziaria e la loro integrazione con l’informativa finanziaria.